sabato 11 ottobre 2014

Note a margine del GDL su "Un amore di Swann" di M. Proust

Pensieri in libertà e spunti di riflessione a cura di Paolo Pedrazzoli dopo l'incontro del GDL su "Un amore di Swann" di Marcel Proust.

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2 commenti:

  1. @Paolo Pedrazzoli @Tutti
    Paolo ti ringrazio per la tua relazione in merito ai rapporti tra Proust e Bergson e tra Proust e la psicanalisi. Non nascondo che per me è piuttosto difficile e che dovrò rileggerla per comprenderla a fondo.

    Durante l’ultima riunione di sabato 11 ottobre ci domandavamo come Proust abbia appreso della lezione di Freud: “L’interpretazione dei sogni” è del 1900, ma è stato tradotto in francese solo nel 1916. Secondo te Proust ha letto l’opera in tedesco? Può essere che abbia appreso qualche novità dal padre e dal fratello che erano medici? La Belelli sostiene che l’insegnamento di Freud era nell’aria, visto che aveva lavorato negli anni ’80 dell’800 con Charcot, il famoso neurologo francese (Maria Luisa Belelli, “Invito alla lettura di Proust” Mursia, 1976, p.109). Sia come sia, in effetti, quando Proust descrive il sogno a poche pagine dalla fine del libro che abbiamo discusso assieme, sembra proprio di leggere Freud!

    Ho visto che il nostro sistema bibliotecario è ben fornito in materia di critica letteraria su Proust: non mancano certo i titoli di tutti quei critici che del grande scrittore francese si sono occupati. Ma, visto che ognuno si aiuta con le unghie che ha, io ho scelto un libro che mi sembra utile e sostenibile anche nei momenti di stanchezza, visto che dopo una giornata di lavoro certo non mancano: mi sono rivolta a un libro fotografico (non me ne voglia Marcel se cerco di capire qualcosa di più della sua opera partendo dalla sua vita) che riporta molte fotografie dell’autore. Io devo ancora vederlo bene, ma sembra interessante e divertente; Gabriele mi diceva che è uno strumento valido.

    • De Maria, Luciano, “Album Proust. Iconografia ordinata e commentata da Luciano De Maria”, con un saggio biografico di Pierre-Louis Rey; introzione di Giovanni Raboni, Mondadori, 1987.

    Ciao a tutti!
    Mariangela

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  2. Molto stimolanti le riflessioni di Paolo P. su "tempo" "memoria" "ricordo" riferiti a Proust.
    Dice Paolo: " la traduzione degli eventi del passato in contenuto della memoria ha facoltà di riattualizzare ciò che fu in ciò che è." Anzi, aggiungo io, il contenuto dei ricordi risulta più vero della realtà perché viene decantato, purificato e quindi reso nella sua essenza.
    Nel nostro gruppo di lettura Gabriele ha citato un critico che ha paragonato il lavoro di Proust all'erezione di una cattedrale in cui c'è una navata centrale, quelle laterali, poi ci sono le cappelle, poi c'è la cripta ... L'opera di Proust ci appare come un labirinto con continue deviazioni e rimandi. L'elemento unificante è la ricostruzione di un mondo attraverso la memoria. Perché Proust sente questo bisogno? "E' alla Ricerca del piacere perduto?" si chiede Paolo. Forse sì e forse perché, nel raccontare, anche il dolore si oggettivizza e si decanta e, alla fine, ci appare più lieve.
    Carmen

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