I racconti di A. Munro sono sprazzi di verità. Non c'è autocompiacimento, non c'è retorica. Sono scarni, essenziali. Spogliano la realtà, la mettono a nudo, bella o brutta che sia. E noi siamo gli spettatori, coinvolti come se quelle esperienze le avessimo vissute in prima persona. Nella raccolta c'è molto della condizione femminile, sia nella presa di coscienza di alcune ragazzine in età preadolescenziale della propria femminilità, sensibilità e capacità di mettersi nei panni dell'altro che nella denuncia di una condizione di subordinazione e sfruttamento. Ogni racconto meriterebbe una riflessione particolare. Alcuni sono delle autentiche "perle". Ne voglio citare uno per tutti: "Le case bianchissime" in cui si racconta il disagio di una giovane donna invitata a unirsi al gruppo per cacciare la pietra dello scandalo del quartiere, un'anziana signora un po' eccentrica e disordinata che con le sue baracche e animali deturpa, secondo i più, le nuove case del quartiere. Lei si oppone, non firma la petizione, ma se ne va scontenta perché non ha saputo difendere a pieno il proprio punto di vista. Sa che con questo suo gesto si giocherà i buoni rapporti col vicinato e sarà vista a sua volta come una diversa. In questo suo disagio ci siamo tutti noi, quando esprimiamo idee diverse dal gruppo di appartenenza.
I racconti di A. Munro sono sprazzi di verità. Non c'è autocompiacimento, non c'è retorica. Sono scarni, essenziali. Spogliano la realtà, la mettono a nudo, bella o brutta che sia. E noi siamo gli spettatori, coinvolti come se quelle esperienze le avessimo vissute in prima persona.
RispondiEliminaNella raccolta c'è molto della condizione femminile, sia nella presa di coscienza di alcune ragazzine in età preadolescenziale della propria femminilità, sensibilità e capacità di mettersi nei panni dell'altro che nella denuncia di una condizione di subordinazione e sfruttamento.
Ogni racconto meriterebbe una riflessione particolare. Alcuni sono delle autentiche "perle".
Ne voglio citare uno per tutti: "Le case bianchissime" in cui si racconta il disagio di una giovane donna invitata a unirsi al gruppo per cacciare la pietra dello scandalo del quartiere, un'anziana signora un po' eccentrica e disordinata che con le sue baracche e animali deturpa, secondo i più, le nuove case del quartiere.
Lei si oppone, non firma la petizione, ma se ne va scontenta perché non ha saputo difendere a pieno il proprio punto di vista. Sa che con questo suo gesto si giocherà i buoni rapporti col vicinato e sarà vista a sua volta come una diversa.
In questo suo disagio ci siamo tutti noi, quando esprimiamo idee diverse dal gruppo di appartenenza.